A Venezia, nell’XI secolo, durante un banchetto Teodora, principessa bizantina divenuta sposa del doge Domenico Selvo, utilizzò in pubblico una forchetta. Di materiale prezioso come l’oro e con due rebbi, la forchetta non era una novità nei ricchi convivi bizantini ma lo era in Italia e nel resto dell’Europa, dove il cibo si portava alla bocca con le mani.
Nel XIII secolo i galatei raccomandavano l’uso di tre sole dita per prendere il cibo: le cinque dita erano lo “strumento” dei villani.
Se forchetta e forchettone erano eventualmente utilizzati per la lavorazione del cibo, per esempio per afferrare e trattenere le carni durante il taglio, più diffuso e necessario, anche durante i banchetti, era il cucchiaio, essenziale sulla tavola del signore per tutte le pietanze liquide o semiliquide. Il coltello, di fatto utile solo per affettare, si trovava nei piatti di portata ma non come posata individuale.
Per lungo tempo, ancora in età moderna, solo i grandi signori potevano garantire ai loro ospiti le posate necessarie, molto più radicata era la consuetudine di portare con sé l’occorrente. In astucci, non di rado decorati, trovavano posto cucchiaio, forchetta, coltello, spesso ingegnosamente costruiti.