APPARECCHIARE NEL TEMPO E NELLA CULTURA

Il galateo dei romani

Comodamente sdraiati sui letti, i commensali dei banchetti romani si servivano del cibo sistemato in ampie ciotole comuni. Gli schiavi provvedevano inoltre a tagliare le pietanze in piccoli pezzi che venivano generalmente portati alla bocca con le mani. Al termine della cena per terra rimanevano gli avanzi: acini d’uva, lische di pesce, gusci di noce. I romani, gettando a terra piccoli avanzi del pasto, intendevano propiziarsi gli dèi inferi, quelli che vivevano sotto terra. Nel II a.C. un certo Soso di Pergamo utilizzò come natura morta questo motivo, noto come Asàrotos Oikos (stanza non spazzata), che venne poi spesso riproposto nei mosaici che adornavano le sale da pranzo.



Mosaico detto asarotos oikos (pavimento non spazzato) dalla Villa Lupi a Roma, I secolo d. C. Musei Vaticani

Scena di banchetto romano, I secolo d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, già Pompei

In alto: Banchetto romano, II secolo d.C. Ancona, Museo Archeologico Nazionale delle Marche

In epoca romana la cena aveva luogo in una sala apposita detta triclinium (dal greco kline, letto), generalmente il locale più bello e ricercato della casa. Chi poteva permetterselo ne possedeva più di uno: una sala da pranzo invernale, orientata a occidente per godere al massimo del caldo e della luce del sole; una estiva, orientata a nord per godere del fresco.
Il piacere dell’occhio andava di pari passo con quello della tavola. La cena sollecitava tutti i sensi. Per meglio apprezzare le vivande, gli spettacoli, i giochi e i divertimenti che inframmezzavano le portate, oltre a stare comodamente sdraiati, gli ospiti si toglievano le scarpe e le consegnavano a uno schiavo al quale ne richiedevano la restituzione al momento del commiato. Dopodiché gli ospiti si accomodavano sui letti disposti sui tre lati della stanza, mentre al centro stava la tavola. Su ogni letto potevano accomodarsi tre persone, adagiate in direzione del centro del locale, con il gomito sinistro appoggiato su un cuscino e la mano sinistra libera di sorreggere il piatto.
Il cibo era tuttavia solo uno dei tanti piaceri della tavola, quel che contava di più era il piacere della compagnia degli amici e della conversazione. Nei primi secoli le donne erano del tutto assenti da questi banchetti. In età imperiale invece era permesso loro partecipare, anche se solo nella prima parte dei banchetti, le prime mensae, in cui non veniva ancora servito il vino.