

Coltelli, spiedi e forchettoni, in Dell’arte del cucinare con Maestro di Casa e Trinciante di Bartolomeo Scappi, Venezia 1643, tavola
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Molière a pranzo con Luigi XIV, 1837. Parigi, Bibliothèque de la Comèdie Française
In alto: Forchette e coltelli con manici decorati, XVIII secolo. Londra, Collezione Simon Spero
I manici delle posate offrivano a decoratori e intagliatori la possibilità di esercitare le loro capacità artistiche.
Per tutto il Settecento i materiali più svariati vennero impiegati a questo fine: corno, avorio, legni esotici, cristallo, pietre preziose e, particolarmente amata in Francia, la porcellana.
La stessa prestigiosa manifattura di Sèvres, che tra i propri fedeli clienti ebbe anche i re Luigi XV e Luigi XVI, realizzava manici per posate in porcellana, riscuotendo un grande successo in tutta Europa.
Se le porcellane di Sèvres si distinguevano per raffinatezza, lo stesso non si può dire dell’avo di Luigi XV e Luigi XVI. Il re Sole, Luigi XIV, si rifiutò fino alla morte di mangiare con la forchetta:
le dita, ai suoi occhi, erano il miglior strumento da avvicinare alla reale bocca.
Del resto, non molto tempo prima, il cardinale Richelieu, primo ministro di re Luigi XIII, aveva imposto lame arrotondate per i coltelli:
la sicurezza personale non era l’unico motivo. Durante i sontuosi banchetti della nobiltà francese, non era infatti così raro osservare qualche aristocratico commensale utilizzare la punta del coltello come stuzzicadenti.
