APPARECCHIARE NEL TEMPO E NELLA CULTURA


Manifattura inglese, Bicchiere, 1685-1690. Londra, Victoria and Albert Museum

Fornace in una fabbrica di vetro di pietra silicea, in “The Penny Magazin”, 1841

In alto: Joshua Reynolds, La Società dei Dilettanti, 1777-1778. Londra, The Society of Dilettanti

Nel XVII secolo l’innovazione maggiore in campo vetrario arrivò dalla Gran Bretagna: George Ravenscroft, dopo vari esperimenti, riuscì a ottenere il vetro piombico, l’unico che tecnicamente si possa chiamare cristallo. La Glass Sellers’ Company, intenzionata a interrompere il monopolio dei produttori veneziani, si era infatti impegnata a inventare un nuovo vetro che potesse essere fabbricato in patria. E con questo obiettivo si era rivolta a Ravenscroft che, dopo aver trascorso molto tempo a Venezia e aver stretto importanti rapporti commerciali con le maestranze locali, aveva impiantato una propria vetreria a Londra.
Il glass of lead (vetro di piombo) o flint glass (vetro di pietra silicea) era chimicamente molto diverso dai vetri precedenti: più duro e pesante del “cristallo” veneziano era eccezionalmente trasparente e contemporaneamente molto denso. Brillante e luminoso si prestava ad essere decorato con incisioni e sfaccettature.
Sul finire del XVII secolo il cristallo piombico si diffuse molto rapidamente e non solo in Gran Bretagna. Conquistò infatti il mercato europeo, in particolare quello francese, dove soppiantò l’industria vetraria muranese.