APPARECCHIARE NEL TEMPO E NELLA CULTURA



Luis Egidio Meléndez, Natura morta con servizio da cioccolata, 1770. Madrid, Museo Nacional del Prado

Real Fabbrica di Capodimonte, Tazza e piattino con scene di porti, 1750 circa. Lovere, Galleria dell’Accademia Tadini

In alto: Pietro Longhi, La cioccolata del mattino, 1774-1780 circa, particolare. Venezia, Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico

Ciò che ai nostri giorni distingue una tazza dall’altra è il suo uso e la sua dimensione: la tazzina da caffè, la più piccola di tutte, contiene circa 5 cl di liquido, mentre per tè, cioccolata e cappuccino la capacità varia tra i 12 e i 15 cl, più grandi ancora sono la tazza da colazione (circa 25 cl) e la tazza da brodo (dai 35 cl) che si caratterizza per la presenza di due manici.
Dal Settecento la tazza si diffuse in servizi che si completavano con altri oggetti espressamente dedicati all’assunzione di una specifica bevanda: nacquero così i servizi da caffè, da cioccolata e i servizi da tè.
Oltre a tazze e piattini, il servizio era tale se includeva il bricco per versare la bevanda: se caffettiera e cioccolatiera spesso oggi sono difficilmente distinguibili, anche perché non di rado erano intercambiabili, la teiera è riconoscibile dalla caratteristica forma più o meno tondeggiante mutuata da quella cinese. Altri elementi distintivi dei bricchi possono essere il beccuccio largo, più adatto a una bevanda densa come la cioccolata; il cannello lungo che caratterizza teiera e caffettiera; il manico dritto in legno per caffettiera ma soprattutto cioccolatiera. Il servizio comprendeva poi la zuccheriera, il bricco per il latte o la crema di latte.